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Le cave tra i «disastri planetari» del film "Anthropocene"

Gli industriali del marmo di Massa-Carrara: «Non siamo noi il pericolo del pianeta, con la demagogia non si fa informazione»

“È un errore grossolano e illogico aver inserito le cave di marmo di Carrara nei 43 scenari di disastri planetari descritti nel film-reportage “Anthropocene – L’epoca umana”, dato che le cave sono presenti solo nell’1% delle Alpi Apuane”. Così Erich Lucchetti, presidente di Confindustria Massa-Carrara commenta il documentario a tema ecologico, Antropocene, realizzato dai registi Jennifer Barchwall e Nicolas de Pencier insieme al fotografo Edward Burtynsky che sarà distribuito in Italia dalla Fondazione Stensen di Firenze.

Le cave di Carrara nel docu-film Anthropocene

“La presentazione di una distruzione paesaggistica è evidentemente un’esagerazione perché non fornisce i numeri reali e quindi può indurre il cittadino in un errore – spiega Lucchetti-. Perché, per andare più nel merito grazie alle cifre, si escava su soli 20 Kmq all’interno dell’area delle Alpi Apuane che si estende per 2000 Kmq, cioè l’1% . Dare informazioni non corrette alla fine non fa bene neppure all’obiettivo di chi, giustamente, vuole porre in primo piano il tema della tutela dell’ambiente, perché lo inquina con dosi di velenosa demagogia che ne svuotano il significato”.
Nel documentario Antropocene si racconta che in passato ci volevano 20 giorni per estrarre un blocco per il quale oggi di giorni ne bastano uno: “Questo è possibile grazie a tecnologie più moderne – spiegano Lucchetti – che consentono di limitare la fatica umana e il rischio di infortuni, ma anche in questo caso i numeri non mentono: oggi si escava il 25-30 per cento in meno rispetto a 25-30 anni fa. Quel che non si spiega nel documentario è che si escava meglio e con più razionalità rispetto a quando si usava l’esploso per far saltare in aria la montagna e e l’80% del materiale andava perso”.

Pr avere un altro parametro per comprendere le dimensioni del lavoro alle cave di Carrara, spiegano da Confindustria, bisogna sapere che in Italia ogni anno tra pietre, calcari, sabbie e argille, si escavano 90 milioni di tonnellate, i prodotti delle cave di Carrara rappresentano meno del 5% del totale. In Europa si parla di 2,6 miliardi di tonnellate di prodotti estratti e i metodi usati sono più o meno gli stessi, mentre i sistemi utilizzati a Carrara sono tra i più controllati e soggetti a discipline per sicurezza e la tutela ambientale.

“Come si può pensare allora che le nostre cave siano uno dei 43 scenari di distruzioni del mondo – aggiunge Lucchetti – senza menzionare mai i numerosi studi che hanno evidenziato che la produzione di materiali alternativi alle pietre naturali come il cemento, la ceramica, il vetro e l’alluminio a parità di superficie producono molta più CO2”.

“Non nego che i temi generali del film servano a riflettere e a ragionare sul nostro pianeta- conclude Lucchetti – ma penso che sia necessario che la riflessione anche critica si basi su dati certi e quindi ritengo fuorviante includere in quel ragionamento anche le immagini delle cave di Carrara dove si estrae il materiale che rappresenta l’Arte italiana per tutto il Mondo. E mi sembra anche offensivo verso Carrara e a tutta la Toscana dove c’è un costante impegno fra istituzioni, imprese e lavoratori a utilizzare regole e metodi che tengano insieme lavoro e ambiente, sviluppo e sicurezza”.