Visite ai pazienti covid, il direttore del Noa fa chiarezza: «Mai impedite le visite a fragili e vulnerabili»

Quello che più ha fatto discutere è la normativa regionale che, causa alta diffusione della variante Omicron, ha imposto nuovi paletti alle visite dei parenti nelle strutture sanitarie. Giuliano Biselli: «Esistono diverse eccezioni. In specifici casi, il parente può richiedere l'autorizzazione ad entrare»

MASSA-CARRARA – Ha suscitato diverse reazioni la lettera inviata alla Voce Apuana da una nostra lettrice (qui). Un lungo sfogo in cui la cittadina di Massa entra nel merito dello stop alle visite ai pazienti covid, citando anche i limiti posti ai contatti (compresi quelli telefonici) con i pazienti ricoverati nel reparto di cure intermedie. «La sanità che vorrei, per me, mia madre e tutta la collettività, è una sanità che si preoccupi del paziente a 360 gradi, perché non può e non deve essere riconducibile a mero distributore di medicinali e macchinari», scriveva la lettrice, che dopo aver condiviso il suo sfogo ha trovato dalla sua parte diversi concittadini. Sono tanti, infatti, i commenti apparsi su Facebook sul tema, molti dei quali esprimono indignazione e sgomento. «Le persone muoiono sole, nel silenzio, senza assistenza e contatto con i familiari …è normale?» domanda Piero. «Morire così, da soli, è qualcosa che va oltre il pensiero logico e umano di “civiltà” e di rispetto soprattutto davanti alla morte» commenta invece Annalisa. E c’è chi, come Maria, esorta a rivedere le regole in modo da permettere alle persone risultate negative a tampone di accedere ai reparti: «Le persone anziane devono avere vicine i famigliari: fate fare un tampone, non vedo il problema». Solidarietà anche da parte di Massimo: «Ci sono passato anch’io a Natale – scrive -. Mia mamma era distrutta psicologicamente, ed io ho sofferto tantissimo per lei. Non riusciva a telefonarmi né a rispondere e il telefono suonava inutilmente per ore…». Tra chi ha deciso di condividere la sua esperienza c’è anche Elena, che racconta: «Mia nonna, ricoverata dal 3 gennaio al 7 febbraio, non ha avuto nessun tipo di contatto con noi, e se non chiamavamo noi in orario stabilito non ci aggiornavano neanche. Addirittura è stata trasferita in altro ospedale e non ci hanno neanche avvisato: lo abbiamo scoperto noi a cose fatte. Tornata a casa, era sprovvista di tessera sanitaria perché l’hanno persa. Sarebbe l’ora di finirla con sta buffonata».

Nel caos delle tante voci e delle lamentele sempre più frequenti, a fare chiarezza su normativa e procedure, contattato dalla Voce Apuana, è stato il direttore del Noa Giuliano Biselli. «La normativa è regionale – ha specificato il medico – e al momento prevede che gli accessi siano limitati, garantendo le visite ai pazienti fragili, vulnerabili ed ai minori, seguendo un percorso definito». Percorso che, all’interno del Noa, da circa un anno e mezzo è regolato da una precisa procedura. «Il familiare può prendere appuntamento dalle 9 alle 12 nei giorni feriali – ha spiegato il direttore -. All’ingresso in ospedale, al checkpoint, viene identificato e quindi autorizzato ad accedere al reparto, dove trova un operatore incaricato che lo aiuta a vestirsi. Il punto più rischioso, però, è la svestizione, che ha regole molto rigide, in quanto rappresenta il momento in cui la persona è più esposta al contagio. Un’operazione, insomma, molto delicata. In ogni caso, è sbagliato dire che il Noa impedisce le visite. Nei casi che ho citato, infatti, il familiare ha diritto ad entrare. Certo, deve prima chiedere autorizzazione al primario il quale, valutate le condizioni cliniche del paziente, dà l’ok definitivo. Tutti i giorni, qui al Noa, facciamo entrare fino a cinque persone in reparto Covid. Sono inoltre autorizzati, seguendo identica procedura, anche gli ingressi di parenti nella terapia intensiva».

L’Ospedale Apuane ha quindi la sua procedura, precisa e dettagliata, ma quello più ha fatto discutere in realtà è la normativa regionale che, causa alta diffusione della variante Omicron, ha imposto nuovi paletti alle visite dei parenti nelle strutture sanitarie. «La legge regionale – ha osservato il direttore del Noa – parte dal concetto di tutelare prima di tutto la sicurezza dei pazienti. La prevalenza di questa variante rischia veramente di far entrare positivi asintomatici in reparto. Ricordo infatti che sia il vaccinato che la persona risultata negativa a tampone possono essere portatori del virus: nel primo caso, come ormai è noto, il soggetto può aver contratto l’infezione nonostante il vaccino. Nel secondo, invece, può capitare che il tampone sia stato effettuato nel momento in cui il test era incapace di rilevare la positività. L’efficacia del tampone, infatti dipende, dalla carica infettiva: è capitato anche di rilevare due esiti diversi, prima negativo e poi positivo, nella solita persona, da un giorno all’altro. Riassumendo – chiude il direttore del Noa -: in questi momenti, ovvero quando c’è altissima prevalenza di varianti molto diffusive nella popolazione, l’accesso ai reparti va consentito ad un numero limitato di persone on contemporanea, onde permettere al personale del reparto di osservarle durante il tempo della permanenza cercando, con questo, di provare a limitare possibili comportamenti rischiosi per loro stessi e per tutti i ricoverati».