«Nuovo progetto di idrovora sul fosso Poveromo: perderemo i finanziamenti?»

Lo chiedono Italia Nostra, Società amici di Ronchi e Poveromo, Legambiente Massa Montignoso, WWF Sez. Alta Toscana, Gli Amici della Terra, Associazione Assiolo, che hanno scritto una lettera a Regione Toscana, Consorzio di Bonifica 1 e Comune di Massa

MASSA – “Nuovo progetto di idrovora sul fosso Poveromo: perderemo i finanziamenti?”. Se lo chiedono le associazioni Italia Nostra, Società amici di Ronchi e Poveromo, Legambiente Massa Montignoso, WWF Sez. Alta Toscana, Gli Amici della Terra, Associazione Assiolo, che hanno scritto una lettera al Presidente della Regione Toscana, all’Assessore all’ Ambiente della Regione Toscana, al Presidente del Consorzio di Bonifica 1 Toscana Nord e al Sindaco di Massa. «Con la presente – si legge nel documento -si intende segnalare agli Enti in indirizzo, e principalmente a coloro che hanno la responsabilità di gestire le risorse economiche regionali, che l’eventuale e, a questo punto, molto probabile perdita del finanziamento ministeriale per il “Recupero del reticolo idraulico di Ronchi e Poveromo”, sarà da imputare tutta all’incomprensibile ed ingiustificabile ostinazione del Consorzio di Bonifica N. 1 Toscana Nord. Il Consorzio infatti si ostina a non comprendere le ragioni della bocciatura senza appello della precedente mega-idrovora sulla spiaggia, e non intende capire che il problema non è la posizione dell’idrovora ma la sua reale utilità. Infatti insiste, al di là di ogni ragionevole considerazione, a presentare una nuova grande idrovora che rovinerebbe inutilmente ed irreparabilmente uno degli ultimi ambienti umidi intatti a monte del litorale, in contrasto insanabile con tutti gli strumenti urbanistici regionali e comunali, in violazione del Codice del Paesaggio ed infine dei recenti articoli 9 e 41 della Costituzione, testé promulgati. La nuova idrovora, sia pur ridotta di dimensioni, del costo di 2 milioni di euro, è una soluzione che non risolve minimamente i reali problemi dell’allagamento del comparto, dato che il tratto terminale del fosso è adeguato idraulicamente; ma non così a monte, dove la manutenzione dei canali minori afferenti al Poveromo e al Magliano è assai carente e dove insistono tombature e inadeguatezze degli alvei. Ma perché su questi aspetti il Consorzio non intende intervenire, dato che i finanziamenti della Regione ci sono?»

«Resta veramente incomprensibile – proseguono le associazioni – che il Consorzio non si adegui ad una progettazione più rispettosa dell’ambiente e più adeguata agli scopi reali: è infatti inconcepibile che il Consorzio continui a negare l’incidenza delle inadeguatezze del reticolo minore nei confronti degli allagamenti e giustifichi il mancato intervento sulle tombature e sulle opere abusive sui canali insistendo ad affermare che tali competenze siano del Comune e che tocchi a questo Ente di gestirle o eliminarle.  Per recente normativa, l’ente competente al riguardo è la Regione, tramite il Genio Civile; mentre il Consorzio, che è l’ente gestore delle acque, ha tra i suoi compiti, il mantenimento in buona efficienza del patrimonio idraulico; quindi il Consorzio non può sottrarsi dall’applicare le procedure necessarie, anche se certamente fastidiose, di denunciare alla Regione gli abusi di natura idraulica come i tombamenti e i ponticelli dell’asta principale che esso stesso ha già ampiamente monitorato. La Regione sarà poi titolata ad ordinarne la rimozione o l’adeguamento, anche per le opere fatte dal Comune, a cura dell’abusivo e, se da questi disattese, a cura del Consorzio. Insistiamo perché la previsione di recupero del reticolo minore e le diverse soluzioni che si possono adottare debbano essere inserite nel progetto, anche tra le somme a disposizione, per la parte di esecuzione in danno. E’ ormai evidente che l’insistenza per la sola idrovora, inutile e costosa, è espressione di una volontà che mira non tanto a contrastare il rischio idraulico degli allagamenti, quanto a rimediare al fastidio di dover intervenire con un’idrovora mobile contro l’insabbiamento della foce, fenomeno peraltro naturalissimo che può essere contrastato con strumenti similari alle idrovore, ma molto meno costosi e impattanti sulla naturalità dell’ultimo canale che sfocia sul litorale nella provincia di Massa-Carrara. Oltre alla mancata salvaguardia ambientale, ad oggi non ci risulta neppure una giustificazione dell’opera dal punto di vista economico, dato che ai notevoli costi di costruzione si devono aggiungere i costi di gestione e manutenzione della nuova idrovora, di molto superiori al costo degli interventi saltuari con l’idrovora mobile. Il Consorzio, solo apparentemente disponibile ad un confronto, in realtà ha ignorato tutte le proposte avanzate dalle associazioni ambientaliste e dai cittadini, molto più sensate e utili, nonché le dure controdeduzioni del Comune di Massa e, dopo nove mesi, non ha ancora partorito un progetto sostenibile e rispettoso del titolo assegnato».

«E’ francamente sconcertante – chiudono le associazioni – che il comportamento del Consorzio, in questo caso, sia totalmente difforme dalla sua propagandata volontà di partecipazione e di salvaguardia dell’ambiente. In conclusione sarebbe veramente inaccettabile per il territorio vedere svanire il finanziamento che 5 anni fa ammontava a 10 milioni di euro, questa estate a 5 mln. ed è oggi è ridotto a 2 mln, a causa della carenza di sensibilità e competenza ambientale da parte del Consorzio».