Biodigestore al Cermec, gli ambientalisti: «Dannoso e inutile, lo dicono gli esperti»

«Abbiamo voluto formulare delle domande a Gianni Tamino, già professore di Biologia dell’Università di Padova e membro del Comitato Tecnico Scientifico Nazionale dei Medici per l’Ambiente, che ha espresso la posizione scientifica dell’Isde sugli impianti anaerobici»

MASSA-CARRARA – “Lo sviluppo del biometano per l’economia circolare e la lotta alla crisi climatica in Italia”. Questo è il titolo della conferenza organizzata dai circoli di Carrara e Massa di Legambiente il cui relatore è il responsabile nazionale di settore di questa associazione ambientalista.
«I comuni di Massa, di Carrara, la Provincia e la Regione Toscana, nei mesi scorsi – ricorda il Cca Dbr – hanno deciso, al chiuso delle stanze di palazzo, di installare a Massa in area Cermec, un mega impianto denominato ‘biodigestore anaerobico’ al quale saranno conferite 97.500 tonnellate di rifiuti organici all’anno, provenienti da tutto l’Ato Toscana Costa (che comprende le province di Massa-Carrara, Pisa, Lucca, Livorno e 100 comuni), per trasformarli in biogas/biometano. Solo fortuitamente siamo venuti a conoscenza di questo progetto e della decisione politica di attuarlo senza che la Regione Toscana lo sottoponesse a valutazione di Impatto Ambientale (Via), ma soltanto ad Aia, ossia una modalità autorizzativa quest’ultima, che non prevede un coinvolgimento attivo dei cittadini durante il processo decisionale».

«Dopo l’accesso agli atti inoltrato alle istituzioni – prosegue il raggruppamento di associazioni e comitati ambientalisti – circa trenta associazioni e comitati locali, regionali e nazionali, ma non Legambiente, lo scorso 21 marzo hanno promosso un seminario, di cui sono stati pubblicati gli atti (vedi https://adictoscana.it/wp-content/uploads/2023/05/Pubblicazione-atti-del-convegno-del-20.03.2023-Autori-vari-1.pdf). Dall’iniziativa con esperti illustri, e con rappresentanti di cittadini provenienti da vari territori italiani dove sono presenti questi impianti, è emerso che i biodigestori, oltre a creare problemi per la salute, provocano molto disagio ai residenti per i forti cattivi odori.  Pertanto ci siamo rivolti alla Regione Toscana e alle istituzioni competenti affinché si facessero carico di promuovere urgentemente un processo partecipativo nella forma di contraddittorio pubblico. Purtroppo non siamo stati ascoltati e la macchina burocratica è andata avanti con la costituzione di una commissione istruttoria regionale, alla quale ci avrebbero fatto partecipare solamente da remoto e soltanto come uditori e, quindi, senza diritto di parola. Pertanto per ritornare alla premessa di questo articolo, dato che la conferenza di Legambiente si colloca in un’area, per utilizzare un termine medico, non asettica, abbiamo voluto formulare delle domande a Gianni Tamino, già professore di Biologia dell’Università di Padova e membro del Comitato Tecnico Scientifico Nazionale dei Medici per l’Ambiente, che ha espresso la posizione scientifica dell’Isde sui biodigestori anaerobici. Si precisa che Isde è una delle più importanti organizzazioni di esperti che opera in Italia dal 1989 e abbiamo pertanto deciso di intervistare Tamino per portare all’attenzione pubblica, ulteriori approfondimenti su questo argomento che riguarderà i cittadini residenti, soprattutto nei primi chilometri attorno all’impianto».

Le domande del Cca Dbr agli esperti

Domanda – Prof. Tamino ci può dire se il biodigestore del Cermec SpA o impianti similari, sono una soluzione veramente sostenibile per i territori?

I rifiuti sono divenuti un problema perché per decenni sono stati destinati non al riciclo bensì, come nel caso dell’incenerimento, alla produzione di energia. Con la biodigestione anaerobica della frazione organica (che rappresenta il 30% dei rifiuti urbani prodotti) si innesca un meccanismo simile. La Digestione anaerobica deve essere alimentata a ciclo continuo da molte migliaia di tonnellate di rifiuti organici, per ottenere una significativa produzione di biogas o biometano che sia, tale da garantire adeguati profitti, che comunque si ottengono solo grazie a rilevanti incentivi pubblici. Ma in tal modo non si realizzeranno le forme più valide di compostaggio aerobico, soprattutto di dimensioni non industriali, come quella domestica e di comprensorio, che ISDE indica come forma migliore nella sua position paper.
Inoltre, e non ultimo per importanza, il problema del Digestato da FORSU (Frazione Organica dei Rifiuti Solido Urbani), cioè tutta la materia che resta dopo il processo anaerobico, ovvero la gran parte, va considerato rifiuto. Sostenere il trattamento aerobico del digestato ottenuto dalla digestione anaerobica, così da renderlo più prossimo al compost ottenuto invece direttamente da compostaggio aerobico, sembra davvero inutile, e di fatto si ammette che il miglior riciclo dell’umido si ha con il trattamento aerobico, ma si vuole a tutti i costi utilizzare gli impianti di digestione anaerobica per produrre non materia utile come il compost, ma metano da bruciare. Una idea che ha senso solo per ragioni di profitto i cui benefici non ricadono sui cittadini.

Domanda – Prof. Tamino ci sembra di capire che questi processi anaerobici non siano sostenibili, è così?

La produzione di biometano, nel suo complesso, contrariamente a quanto si tenti di inculcare nell’opinione pubblica, non è economica. Sarebbe fallimentare senza gli incentivi statali, ha un basso rendimento energetico e non è pulita, dato che produce inquinamenti. Anzitutto si liberano rilevanti odori molesti, ma anche molti inquinanti atmosferici (come polveri sottili, ossidi d’azoto e molti altri, tipici delle combustioni) a causa dei mezzi che trasportano i rifiuti, del cogeneratore che produce l’energia necessaria all’impianto e infine dalla combustione del metano così ottenuto. Vi è poi la produzione di rifiuti, come il digestato, che contiene una carica microbica, che può costituire un pericolo per l’agricoltura e per la salute.  Infine va chiarito che non è un esempio di economia circolare, come si vorrebbe far credere, perché la normativa europea indica solo il riciclo di materia e non la produzione di energia: è quindi economia circolare il compostaggio aerobico, ma non la digestione anaerobica.

Una domanda la poniamo anche al Giurista ambientale Dott. Marco Grondacci che segue cause ambientali in tutta Italia.

Domanda – Dott. Grodacci, esistono leggi che impediscano la installazione di impianti inquinanti in una località già altamente contaminata e non bonificata come lo è quella del Sir dove dovrebbe essere attivato il Biodigestore anaerobico del Cermec SpA?

La risposta alla domanda finale è che non esistono leggi che escludono in assoluto quello che mi chiedete ma questo non vuol dire che la presenza di un sito da bonificare sia irrilevante. La procedura di VIA deve tenere conto dello stato dell’ambiente nell’area interessata dal nuovo progetto, cosa che invece la VIA della Regione ha sottovalutato se non rimosso. Non solo ma anche da un punto di vista della salute pubblica andava valutato l’impatto della presenza del sito di bonifica da decenni e anche questo è stato sostanzialmente rimosso.