Carrara, una paziente oncologica: «La nuova organizzazione al Monoblocco è un calvario per noi»

Lo sfogo di una nostra lettrice sui disagi che devono vivere i malati e il personale sanitario in seguito alla parziale chiusura dell'ex ospedale cittadino

CARRARA – Riceviamo da una nostra lettrice, paziente oncologica di Carrara (il cui nome non riveleremo per ovvie ragioni di privacy), e pubblichiamo.

«Spettabile redazione della Voce Apuana,

sono una paziente oncologica e, come tutti i mesi, ho la visita di controllo che, sino al mese scorso (giugno), veniva effettuata al Monoblocco, 4° piano. Dal mese di luglio, viene effettuata nella palazzina H a Monterosso. Io sono abbastanza fortunata perché ho persone che mi possono accompagnare, ma mi sono trovata a parlare con delle persone che, non avendo un passaggio e dovendo salire a piedi, sono arrivate al padiglione “con la lingua di fuori”, come si dice in gergo. Tutte le persone che accedono a quella palazzina sono malate di cancro, quindi le forze non ci sono o sono minime. Per questo motivo chiedo: la signora sindaca abita a Carrara? Ha mai fatto un giro a piedi verso l’ospedale per rendersi conto del disagio dei pazienti che devono arrivare per potersi curare? Potrebbe munire un pulmino per accompagnare i pazienti che ne hanno bisogno e alleviare la fatica che già sprecano contro il male? È una vergogna mettere in croce persone debilitate.

Adesso parliamo del trasferimento in quella che dovrebbe essere stata la palazzina H, ristrutturata totalmente (a leggere i giornali) per poter accogliere i pazienti nel miglior modo possibile (sempre per sentito dire)… Però qui casca l’asino. Già, perché per accedere al piano 1, l’ascensore è del 1901, con avvisi scritti con pennarello sulle porte interne (“si prega di chiudere la porta verde”) e sull’altro lato (“la portata massima in kg e il numero di persone”)… L’accesso agli ambulatori di oncologia e oculistica… si entra in un lungo corridoio – che sembra proprio di vedere un film degli anni ’20.

Oculistica: i pazienti devono aspettare il loro turno nel corridoio, dove ci sono alcune seggioline. Questo la dice lunga sulla tutela della privacy. Oncologia dispone di una sala di attesa. I medici hanno il computer, però non possono accedere alla piattaforma che usavano al Monoblocco perché evidentemente le linee non sono al top, quindi devono usare un altro strumento e… speriamo in bene che tutto rimanga. Gli ambulatori sono rimasti quelli degli anni ’20. Non mi è sembrato che tale palazzina sia stata ristrutturata perché tutto sa di “vecchio e stantìo”.

In questo disagio continuo per i pazienti, metterei a dura prova coloro che sono ai vertici, abituati ad avere tutto a disposizione, per sentire poi un “porca miseria”. Anziché prendere in affitto container, con quei soldi avrebbero ristrutturato il Civico ospedale o altre strutture che, abbandonate, stanno andando in malora. Chiedo ai signori del servizio sanitario di calarsi per un giorno in tali panni e poi riferire alla cittadinanza cosa hanno provato veramente. E cercare almeno per una volta di essere sinceri e non nascondersi dietro altri paraventi».