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Il mistero del naufragio del Bayesian, Costantino (Tisg) sicuro: «Uno yacht inaffondabile»

L'ad e fondatore di The Italian Sea Group intervistato dal Corriere della Sera: «Una nave Perini ha resistito all’uragano Katrina, categoria 5. Le pare che non possa resistere a una tromba d’aria di qua? È buon uso, quando la nave è in rada, avere una guardia in plancia, e se c’era non poteva non vedere la tempesta in arrivo»

MARINA DI CARRARA – «Una delle imbarcazioni più sicure al mondo. Una nave Perini ha resistito all’uragano Katrina, categoria 5. Le pare che non possa resistere a una tromba d’aria di qua?». È Giovanni Costantino, amministratore delegato e fondatore di The Italian Sea Group (la società di Marina di Carrara proprietaria di Perini Navi) a parlare al Corriere della Sera, dopo il clamoroso naufragio della Bayesian, yacht a vela di 56 metri – un Perini per l’appunto – inabissatosi nella notte tra il 18 e il 19 agosto «con l’albero spezzato» e dopo «una tromba d’aria», avevano rilanciato tutti i media all’inizio. Notizia rivelatasi falsa. Poi la causa sarebbe stata una forte tempesta, un downburst per la precisione, e l’albero non si è spezzato. Ma i dubbi sono ancora molti sulle reali cause dell’affondamento, visto che questo tipo di imbarcazioni sono strutturate per resistere a condizioni meteo estreme.

Costantino, intervistato dal Corriere, non ha dubbi: «Tutto ciò che è stato fatto rivela una sommatoria lunghissima di errori. Le persone non dovevano essere nelle cabine, la barca non doveva essere all’ancora. E poi perché l’equipaggio non sapeva della perturbazione in arrivo? I passeggeri hanno riferito una cosa assurda, e cioè che la tempesta è arrivata inaspettata, all’improvviso. Non è vero. Era tutto prevedibile. Io ho qui davanti a me le carte meteo. È arrivata all’improvviso un bel niente… Si chieda: perché nessun pescatore di Porticello (Palermo) era fuori quella notte? Un pescatore legge le condizioni meteo e una nave no? La perturbazione era leggibile appieno in tutte le carte meteo. Non si poteva non sapere».

«Una delle imbarcazioni più sicure al mondo. Inaffondabile» sottolinea l’ad dell’azienda apuana. Inaffondabile… «salvo che non imbarchi acqua. Non c’è un’altra spiegazione. Di sicuro l’evento di Palermo avrebbe rappresentato un rischio pari a zero se fossero state fatte le manovre corrette e se non fossero intervenute delle situazioni che hanno compromesso la stabilità della nave. Le spiego un paio di passaggi che abbiamo esaminato. La nave – spiega Costantino al Corriere – era all’ancora. A un certo punto l’ancora perde la presa e lei si sposta trascinata dal vento che la spinge prendendola in pancia. La spinge per 4 minuti che noi definiamo “di scarrocciamento”, la ruota e la pone nella posizione in cui è affondata. In questi 4 minuti – e mi assumo la responsabilità di quel che dico — la nave ha già preso acqua. Perché lo dico? Perché dalle immagini video che tutti avete pubblicato si vede l’albero in verticale prima tutto acceso e poi spento, tranne la lampadina in testa che prende energia da una batteria».

«Se la nave è andata in black out vuol dire che è stata l’acqua a causare il corto circuito. Ha preso acqua il generatore? La sala macchina? Di sicuro il portellone di poppa era aperto — lo dicono i sommozzatori — e noi pensiamo che forse era aperto anche qualcos’altro: ci sono delle porte in sovrastruttura che già con una inclinazione di 30 gradi, se aperte, avrebbero imbarcato acqua. In quella posizione, con la nave “morta”, cioè senza più gestione, e con il vento che spingeva, si è inclinata a 90 gradi per un solo motivo: perché l’acqua ha continuato a entrare. Da quando ha cominciato a entrare a quando è andata giù sono passati 6 minuti. Chi dice che è sparita in pochi secondi dice una bestialità».

«Sono stati fatti degli errori. Fra l’arrivo di una burrasca e l’imbarco dell’acqua c’è un mondo. Si dovevano fare una serie di attività per evitare di trovarsi in quella situazione. Io come comandante della nave mi sarei spostato, ma se anche per qualche motivo avessi dovuto restare lì, avrei gestito quelle condizioni meteo che poi, diciamolo, non erano così pazzesche. Del resto il comandante della Sir Robert, accanto, è riuscito a gestire tutto senza problemi».

Alla domanda del giornalista del Corriere se questa tragedia si poteva evitare Costantino ha risposto: «Guardi, una nave Perini ha resistito all’uragano Katrina, categoria 5. Le pare che non possa resistere a una tromba d’aria di qua? È buon uso, quando la nave è in rada, avere una guardia in plancia, e se c’era non poteva non vedere la tempesta in arrivo. Invece ha imbarcato acqua con gli ospiti ancora in cabina. Basta un’inclinazione di 40 gradi e chi era in cabina si è ritrovato la porta in alto: lei immagina un uomo di 60-70 anni arrampicarsi per uscire? Sono finiti in trappola, quella povera gente ha fatto la fine del topo».

Costantino poi non nasconde la rabbia rispetto alle notizie rilanciate negli ultimi giorni: «Certo che se dicono che l’albero si è spezzato, se esperti lo danno come pericoloso… Non scherziamo. Abbiamo avuto un danno di immagine enorme e una flessione in Borsa. Stiamo valutando possibili azioni a tutela della nostra immagine e credibilità delle Navi Perini».