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Una mostra che suggella l’amore dell’Oriente verso il nostro Rinascimento: ‘Giovani Arcoi’ al Civico 5 foto

«Innestano la cultura visiva coreana con la cultura visiva occidentale e tendono a sposare le due tradizioni. Loro vengono qui per studiare il nostro Quattrocento e Cinquecento, la nostra arte figurativa. Poi cercano la sintesi tra la loro essenzialità, il loro lavoro per sottrazione e la nostra ricerca simbolica, creando un innesto».

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CARRARA – E’ una mostra che descrive un connubio culturale, un impegno artistico che nasce da una fascinazione e da un tramestio di tradizioni e di concezioni di stili. Il Museo Carrara a Cielo Aperto (conosciuto Civico 5 in via Rossi n°5 in pieno centro storico), ospita il collettivo Giovani Arcoi fino al 3 dicembre: 10 opere tra dipinti e sculture in marmo con cui 7 artisti di origine coreana, giovanissimi, studenti dell’Accademia o appena laureatisi nel nostro ateneo, provano a tessere una sintesi tra la cultura artistica del loro Paese con la cultura artistica italiana. Amanti del Rinascimento italiano  Nam So Hyun, Park Hyun, Kim Giuno, Kim Ha Jin, Lee Na Kyung, Lee Ji Yeon e Hwang Da Sol danno vita a un collettivo curato da Luciana Bertaccini grazie a una iniziativa della presidente dell’associazione Arcoi (Artisti coreani in Italia) Joh Gyung Hee insieme al Consolato Generale della Repubblica di Corea in cui l’intimo proposito si manifesta nel mettere a fuoco il congiungimento e la saldatura tra due  diversi climi artistico-culturali. Lo spiega ai tanti ospiti accorsi all’inaugurazione venerdì 3 Novembre scorso, lo storico d’arte Davide Pugnana. “Sono artisti in formazione che si stanno cercando-spiega il critico – Ci sono raffigurazioni tradizionali, paesaggi marini, ritratti di figure con panneggio, mentre nella scultura ci sono aperture novecentesche, astrazioni e contaminazioni, tra marmo e ferro, gioco sui vuoti, sculture traforate, il marmo che si spacca. Sono artisti agli esordi che stanno cercando il loro linguaggio. Ci sono paesaggi lunari con un segno grafico elegante, sottile, molto calligrafico. Innestano la cultura visiva coreana con la cultura visiva occidentale e tendono a sposare le due tradizioni. Loro vengono qui per studiare il nostro Rinascimento, la nostra arte figurativa. Poi cercano la sintesi tra la loro essenzialità, il loro lavoro per sottrazione e la nostra ricerca simbolica, creando un innesto. Ci sono ondulazioni morbide dei volumi nell’opera in marmo statuario di Kim Giuno, per esempio,dove appare evidente una rivisitazione del panneggio delle stoffe dei nostri ritratti figurativi rinascimentali. Ci sono i paesaggi marini di Lee Na Kyung, dove scaglie luminose e  linee violacee bluastre tagliano il cielo in lontananza e dove si può leggere una chiara impronta impressionista. Le due dame – prosegue nel raccontare alcune delle opere della mostra – sono una citazione della raffigurazione occidentale. Molti artisti coreani cercano di interiorizzare il codice della pittura occidentale che per loro coincide con il Rinascimento. Il loro professore all’Accademia, Giovanni Chiapello, trasforma i suoi laboratori in piccole botteghe d’arte dove si studiano i maestri del Rinascimento e del Seicento, per cui la copia diventa un vero e proprio attraversamento dei maestri in cui lo studio del dipinto passa dallo smontaggio del processo creativo, che permette loro di imparare la grammatica visiva. Sono poetiche di giovani artisti che si stanno formando e stanno collaudando il loro processo creativo”.

La presidente di Arcoi racconta da cosa ha mosso e ha stimolato la realizzazione della mostra: tutto parte quando si accorge che diversi studenti coreani nonostante vivessero da anni in Italia, non parlavano ancora una parola della lingua italiana: “Per questo ho scelto Civico 5 – ha commentato la presidente – piuttosto che cercare un luogo commerciale come si possono trovare in altri città, volevo un luogo dove ci potesse essere un socializzare e mettere in pratica una integrazione culturale effettiva  tra questi due mondi. Le opere dei nostri studenti dimostrano una evidente traccia della fusione di due culture, coreana e italiana. Adottando soggetti e paesaggi locali o provando i materiali del luogo, gli studenti coreani cercano di ampliare le loro prospettive e di accrescere il linguaggio artistico pur mantenendo lo spirito orientale”.

Visitabile da lunedì a sabato (ore 16/19)

 

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