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Sabato 29 giugno al via la mostra “Transito” di Arnold Mario Dall’O e Walter Moroder al Museo Diocesano di Massa

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MASSA – Si intitola “Transito” la mostra di Arnold Mario Dall’O (Bolzano 1960) e Walter Moroder (Val Gardena 1963), che sarà esposta al Museo Diocesano di Massa (MS) da sabato 29 giugno –vernissage ore 21.15 – al 6 ottobre 2024, e realizzata in collaborazione con l’Associazione Quattro Coronati e la direzione scientifica di Daniele Lucchesi. Ennesima tappa di un percorso che da qualche anno vede il Museo impegnato nel mettere a confronto arte antica (il museo conserva, tra le altre, pregevoli opere di Jacopo della Quercia (1374 – 1438), Felice Palma (1583 – 1625), Agostino Ghirlanda (1550 – 1588), e linguaggi contemporanei. Il percorso espositivo comprende 11 sculture di Moroder, 3 sculture e 8 dipinti di Dall’O e al netto delle differenze tecniche i due artisti condividono punti di vista e modus operandi e soprattutto una visione dell’arte e della realtà. Il transito del titolo allude a una condizione che oltrepassando la concezione d’instabilità e quella di stanzialità fisica e percettiva, aderisce idealmente a un’attitudine “nomade”, che predispone l’artista a un’osservazione dinamica, in divenire, che si affranca dai canoni circadiani e dai connessi parametri spaziali e temporali. Entrambi conferiscono alla pittura e alla scultura – arti dello spazio – connotazioni che si estendono alla sfera del tempo, invitando all’utilizzo di fonemi come durata e processo.

Le figure plastiche di Walter Moroder, in una posizione di attesa, frutto di un sincretismo stilistico arcaico debitore delle tradizioni occidentali ma anche asiatiche, sudamericane e africane, si affrancano dalla dimensione celebrativa ed encomiastica della scultura classica. Le opere dell’artista altoatesino sono caratterizzate dall’orizzontalità partecipativa che coinvolge la realtà e pone l’osservatore nello stesso contesto paradigmatico, rinunciando a piedistalli e plinti, optando per un’ideale anti-monumentalità. Il suo concetto di plasticità rifiuta il concetto di realismo e narratività a favore di un tempo sospeso affrancato dalla pesantezza della quotidianità. Le sue figure, i suoi corpi rifiutano l’esattezza anatomica a favore di un’ideale umano ancestrale e lo stesso vale per la fisionomica e gli abiti: sintesi delle forme e contrapposizione dei volumi a favore di una concezione mnemonica ancestrale della figura umana. Sculture che testimoniano la riflessione sugli esiti estremi dell’arte plastica come quelli di Fontana che esorbitano la dimensione plastica per raggiungere quella architettonica.

Arnold Mario Dall’O, che torna a Massa dopo che nel 2017 aveva già esposto le sue opere in una grande mostra a Palazzo Ducale con l’artista svizzero Urs Lüthi, con estrema capacità di analisi e sintesi unite a un’ammirevole perizia tecnica, reinterpreta la coda lunga del Postmodernismo, rifiutando l’ancoraggio a uno stile riconoscibile e reiterato a favore di una libertà espressiva e a un punto di vista in transito. Dall’O conferisce il potere all’immagine e al suo produttore, scegliendo immagini “neutre”, decontestualizzate, spesso prelevate dal web, e prive di pertinenza narrativa una volta prelevate dal loro luogo di appartenenza. Opere anche che non partecipano ai sistemi parametrici spazio-temporali e del concetto di realismo, ma si inseriscono in un flusso, in un transito che lascia ampio spazio alla sensibilità e all’istinto dell’artista e dell’osservatore, in un’epoca ipertecnologica che riduce la sensibilità a elemento antifunzionale.

Entrambi gli artisti utilizzano i canoni di verosimiglianza e realismo per ricostruire immagini e forme che sono “dispositivi” che interrogano e coinvolgono senza sosta l’osservatore. Costringono quest’ultimo a un atteggiamento percettivo affrancato dalla passività fruitiva tipica dei media tecnologici odierni. La scelta linguistica dei due artisti continua a privilegiare il transito, rifiutando la posizione consolidata per meglio cogliere l’essenza di un’esistenza all’interno di una “società liquida” scandita dal “pensiero debole”. “Dall’O e Moroder – spiega Daniele Lucchesi – continuano a scandagliare e tradurre in forme interpretabili, quei territori dell’invisibile – rendendoli visibili – dove non si deposita la polvere, perché in continuo movimento, sempre nuovi per alimentare uno sguardo vergine incline alla stupefazione e alla meraviglia”.

La mostra resterà aperta fino al 6 ottobre 2024 al Museo Diocesano di Massa (Ms) Via Alberica 26, dal 30 giugno al 1° settembre mercoledì, giovedì, sabato e domenica ore 21-24, venerdì ore 18-24. Orario invernale (4 settembre – 6 ottobre), da mercoledì a domenica ore 15-19.

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