Fosso di Poveromo, il comitato al Consorzio: «Occorrono i fatti oltre alle parole»

MASSA – «Abbiamo letto con attenzione il suo intervento relativo alla situazione del rischio idrogeologico nel territorio del consorzio da lei presieduto e diciamo subito che molte delle sue considerazioni sono perfettamente condivisibili». Inizia così la lettera che Comitato della Biodiversità, formato da Italia Nostra, Legambiente, associazione l’Assiolo e società Amici di Ronchi-Poveromo, ha inviato al presidente del Consorzio di Bonifica Ismaele Ridolfi.

«Non ci soffermeremo sul titolo un po’ semplificativo dato dalla testata giornalistica anche perché lei stesso ci fa capire che i soldi potrebbero non bastare senza “una rivoluzione culturale, strategica e politica”; è ovvio comunque che anche i soldi ricevuti vanno spesi nella maniera più opportuna ed è poco significativo fare un elenco degli interventi in corso e da realizzare che potrebbero anche essere poco efficaci o semplicemente sbagliati. – prosegue la lettera – Vogliamo invece insistere sulla sua richiesta di “rileggere e ridefinire gli strumenti urbanistici per ridurre a zero il consumo di suolo, naturalizzare i corsi d’acqua, togliere tubi, tombature e ogni altro ostacolo al deflusso, allargare i ponti e gli argini”. Guarda caso è esattamente quello che abbiamo chiesto e continuiamo a chiedere noi sul fosso Poveromo, dove anche il Comune di Massa ha respinto il progetto della megaidrovora con artificializzazione delle sponde senza che si intervenga sul reticolo idraulico minore. Dispiace molto che il Consorzio per due anni non abbia tenuto in alcuna considerazione le nostre proposte alternative e ancora adesso non risponda alla nostra richiesta di incontrare i nuovi progettisti per dare loro utili informazioni. Non è certo questo il modo migliore per ascoltare le richieste del territorio».

«Signor presidente, anche l’ultima violentissima mareggiata ha visto il mare entare dentro il fosso Poveromo e causare allagamenti in corrispondenza alle tombature inadeguate. Occorre lasciare spazio al mare ricreando la zona umida esistente alla foce fino agli anni 70, occorre lasciare esondare il fosso nel bosco a sinistra, proprio là dove si voleva piazzare la megaidrovora, occorre eliminare i restringimenti e le tombature, occorre ripristinare il reticolo idraulico. – conclude il comitato – Come prevede il titolo del progetto: occorre fare seguire i buoni fatti alle buone parole».